Tra conformismo e innovazione, il 1955 presenta la cartolina di “Arrivederci Roma” – da inviare durante le Vacanze romane (il celebre film è di due anni prima) – insieme all’elegante allusione a un suicidio, visto attraverso la descrizione di un vecchio frac; l’irresistibile ascesa del fenomeno-Carosone e l’intrigante swing di Fred Buscaglione, che mescola musica e teatro.
Nel mondo invece sbocciano un evergreen da affidare ai migliori crooners (“I’ve got you under my skin”), altri quattro pilastri del rock’n’roll (“Tutti Frutti”, “Maybellene”, “Bo Diddley” e “Blue Suede Shoes”), insieme a un lento da esportazione.
Parlo di “Only you”, che in Italia spopolò grazie al fascino e alla bravura del quintetto vocale dei Platters, che oscillavano tra il gospel e il soul con la loro impostazione gerarchica: uno era il solista, gli altri lo accompagnavano con i coretti.
Gran pezzo jazz è “Topsy”, che rielabora e modernizza un’opera del 1937 di Count Basie. Chissà se era dedicato all’elefantino Topsy, che nel 1903 fu giustiziato con l’elettricità (aveva ucciso un guardiano ubriaco che lo aveva stuzzicato/torturato) in una specie di esperimento affidato a Edison.
Arrivederci Roma – Renato Rascel
Vecchio frac – Domenico Modugno recensione
Che bambola! – Fred Buscaglione
Io, mammeta e tu – Renato Carosone
La Pansè – Renato Carosone
Only you – The Platters
Maybellene – Chuck Berry
Bo Diddley – Bo Diddley
I ain’t that a shame – Fats Domino
Tutti frutti – Little Richard recensione
Blue Suede Shoes – Carl Perkins
The great pretender – The Platters recensione
Sixteen Tons – Tennessee Ernie Ford
Topsy – Lee Konitz e Warne Marsh
I’ve got you under my skin – Frank Sinatra