The Great Pretender

The Platters, 1955
dall’album Rock and Roll with Platters and Freddie Bell

Erano i tempi della ripresa, del rilancio. La musica accompagnò il rinnovato entusiasmo per la vita sia attraverso i ritmi che facevano danzare sia attraverso le cadenza lente che cullavano i sogni di nuovi amori.

Canzoni come “The Great Pretender” svolsero una funzione sociale, perché rappresentarono una normalità vissuta serenamente, senza particolari pensieri. Una vita diventata melodia, che lasciava liberi di sognare.

Protagonisti di questa stagione luminosa furono i Platters, tra i primi esempi di un gruppo di colore a conquistare il proscenio nazionale, uscendo dai confini limitati della comunità razziale.

Il loro genere musicale è quello inconfondibile del canto doo wop, con il solista che viene accompagnato dalle armonie vocali dei suoi compagni, che “decorano” la canzone con dei ricami raffinati.

Lo stile elegante si riflette anche nel look, con una vera e propria divisa da palcoscenico che è tipica degli anni Cinquanta: un segno di formalismo, direbbero alcuni; un segno di rispetto per il pubblico, direbbero invece altri.

La canzone fu inserita nella colonna sonora del film American Graffiti, ad ulteriore conferma di quanto fosse emblematica di quell’epoca unica e irripetibile.

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