Vecchio frac

Domenico Modugno, 1955
Il frac è simbolo di ricchezza, alto rango, eleganza. Ma dentro l’involucro di successo c’è un uomo allo sbando, che si trascina nella notte in una città ormai deserta. Alle prime luci del giorno il frac e il cilindro scorrono lentamente sul fiume, in direzione del mare, portandosi un corredo di sogni svaniti e il drammatico grido di “Addio al mondo”.

Domenico Modugno irrompe nel panorama sentimentale e rassicurante della musica italiana con un dolce pugno allo stomaco: dolce per l’eleganza e la classe dello stile (come quella del vecchio frac) ma contundente per i contenuti, che ovviamente suscitarono scandalo.

Chitarra, voce e fischio sono più che sufficienti per costruire un capolavoro di racconto in musica, che descrive il dramma umano senza parlarne: è sufficiente contemplare la triste bellezza di quel vecchio frac.

Si dice che la canzone sia ispirata alla vicenda del principe Raimondo Lanza di Trabia, che si era suicidato l’anno prima: un personaggio del jet set, eccentrico ed esuberante, con il culto della vita spericolata. Una di quelle insomma non destinate a concludersi con una serena vecchiaia.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.