Il rock’n’roll in Italia è ancora in fase di gestazione, forse perché i suoi interpreti (e il suo pubblico) sono ancora troppo giovani, e quindi la scena musicale è ancora dominata da canzoni che tra pochi anni verranno considerate vecchissime, obsolete.
L’asse di riferimento è sempre quello Napoli-Roma, dove sono consolidate da secoli una scuola di autori e una tradizione di rassegne canore. Un anno dopo Sanremo, nel 1952, è nato il Festival del Canzone napoletana – che durerà un sessantina di anni – mentre a Roma fin dalla fine dell’Ottocento era sorta l’abitudine di presentare canzoni e stornelli nell’ambito della popolare Festa di San Giovanni.
Nonostante il rock’n’roll, la canzone melodica continua a mietere successi anche in America, come dimostrano “Love letters in the sand” di Pat Boone, “You send me” di Sam Cooke e l’esplosione del teenager Paul Anka. La sua “Diana“ è la canzone dell’anno.
Si sta consolidando il binomio “brani svelti – lenti” che caratterizzerà qualunque evento danzante per molti decenni. Quest’anno il movimento è assicurato da Elvis Presley, Buddy Holly e Jerry Lee Lewis, ma una parola in più merita “Wake up Little Susie” degli Everly Brothers, che ha un suono anticipatore dell’epoca beat. La miccia è ormai accesa…
Al di fuori dei confini del concetto di “canzone” non si può trascurare quel jazz che sta vivendo la sua epoca d’oro, con musicisti che adesso definiamo leggendari. Dopo la morte di Charlie Parker, il sassofonista di riferimento è John Coltrane, che durerà ancora una decina d’anni.
Torero – Renato Carosone
Lazzarella – Aurelio Fierro
Venticello de Roma – Renato Rascel
Granada – Claudio Villa
Diana – Paul Anka recensione
You are my destiny – Paul Anka
Banana boat – Harry Belafonte recensione
Love letters in the sand – Pat Boone
You send me – Sam Cooke recensione
Wake up Little Susie – Everly Brothers
Not fade away – Buddy Holly recensione
Great balls of fire – Jerry Lee Lewis recensione
Jailhouse Rock – Elvis Presley recensione
Blue Train – John Coltrane