Le canzoni del 2010

Il nuovo decennio inizia in sordina, senza grandi canzoni e senza alcun movimento artistico che apra nuove strade e nuove speranze per gli appassionati di musica.

I personaggi sono quelli proposti dall’industria dei media, e adesso è il momento di Lady Gaga, che al di là della maschera costruita ad arte è uno straordinario animale da palcoscenico, con grandi capacità di interprete, come dimostrerà anche negli anni successivi.

Altre latitudini e altro fenomeno pop: la colombiana Shakira conquista notorietà universale con “Waka Waka”, brano scelto per rappresentare il campionato del mondo di calcio in Sudafrica.

Nuovo talento femminile è Janelle Monáe, che si iscrive di diritto al club delle cantanti soul, ambiente esclusivo cui si accede soltanto con qualità eccelse, che la piccola Janelle dimostra di avere, come si sente in “Locked inside”.

I canadesi Arcade Fire con “We used to wait ” mantengono standard elevati senza però riuscire a fare il grande salto verso l’eccellenza.

Di questa classe media fanno anche parte i Kings of Leon, che lanciano quest’anno la ballata rock “Back down South”, e i giovani Vampire Weekend, che sembrano appena usciti da uno stage con Paul Simon: “White sky” ha le caratteristiche della tesina finale. Argomento del corso: ”Cantautorato pop e sonorità caraibiche”.

Tra i cantautori emerge lo svedese Kristian Matsson, che si cela dietro l’ingombrante nome “The Tallest man on earth”. Il lungo arpeggio alla chitarra in “Love is all” ha il sapore di un incantesimo lanciato dal folletto nordico (perché in realtà è un piccoletto).

Piccolo è bello, e le migliori proposte musicali dell’anno vengono dall’ambito ristretto della produzione indie, alternativa alle grandi case discografiche: i National proseguono il loro itinerario introspettivo, e la palpitante “Bloodbuzz Ohio” ha il fascino di un film in bianco e nero; ancora più in là si spinge Sufjan Stevens, che sia nei brani minimal come “Futile devices” che in quelli complessi come “Age of Adz” sa toccare tutte le corde che vanno dalla pura estetica al coinvolgimento emotivo.

Nulla di nuovo sotto o’ sole mio: c’è la gradevolezza pop dei Baustelle (“Gli spietati”); l’ennesimo lento di successo (“Baciami ancora”) di Jovanotti, che sembra aver mutato il dna musicale rispetto ai suoi esordi; due brani convenzionali di due autori di successo come Biagio Antonacci e Ligabue; e infine l’arte evergreen del maestro Paolo Conte, che con “L’orchestrina” ci dimostra che anche nel XXI secolo può avere senso suonare lo swing.


Baciami ancora – Jovanotti

Gli spietati – Baustelle

Se fosse per sempre – Biagio Antonacci

Un colpo all’anima – Ligabue

L’orchestrina – Paolo Conte


Waka Waka (this time for Africa) – Shakira

We used to wait – Arcade Fire

Back down South – Kings of Leon

Bad Romance – Lady Gaga

Locked inside – Janelle Monáe

White sky – Vampire Weekend

Bloodbuzz Ohio – The National

Love is all – The Tallest man on earth recensione

Futile devices – Sufjan Stevens recensione

Age of Adz – Sufjan Stevens recensione

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