Le canzoni del 1999

L’asse portante della musica popolare del Novecento è sicuramente di marca anglosassone, ma nel corso degli anni si è aperta ai contributi provenienti dal sud, dal ricchissimo patrimonio musicale dell’America Latina, e in tempi più recenti ha accolto anche le suggestive sonorità di Asia ed Africa.

Mancava all’appello il Nord, ed eccolo arrivare con i vessilli dei Sigur Ros, gruppo islandese. Se l’apporto dell’America Latina è multicolore, nei ritmi e nello spirito (vedi ad esempio il brano proposto quest’anno da Santana), la poetica nordica ci fa apprezzare il fascino del colore bianco, dilatato nello spazio per scandagliare le profondità dell’animo umano.

La ricerca della diversità, necessaria per la vendita del prodotto musicale, diventa in questo caso autentico arricchimento e apertura di nuove strade. Non lontane, per l’atmosfera creata, dallo stile di David Sylvian e del suo “Krishna Blue”.

Il rock intanto prosegue la sua strada con i convenzionali Foo Fighters, i provocatori The Chemical Brothers e i coinvolgenti Red Hot Chili Peppers che sfoderano la canzone dell’anno: chissà quanti viaggi coast to coast, nel cuore dell’America profonda, avrà ispirato “Scar Tissue”.

Lontanissimi nello stile, Eminem e Tom Waits cantano il disagio di vivere: in modo sfrontato il giovanotto, nuovo idolo hip hop, in modo poetico il navigato cantautore californiano. Sono rispettivamente il giorno e la notte di una generazione stanca, delusa dalla perdita degli ideali, che reagisce con esternazioni aggressive, alla ricerca di un’identità, oppure, calate le luci del giorno, con una ricerca dell’oblio, nel conforto di una taverna e dei suoi molteplici prodotti.

Fortunatamente non si estingue il filone della creatività: l’ascolto di “River of orchids” degli XTC, maestri del settore, è già sufficiente per confermare questa affermazione, ma poi c’è il monumentale “69 Love Songs” dei Magnetic Fields, tre cd e 69 brani per una summa della musica pop, a sigillare idealmente la fine del Novecento.

In Italia abbiamo l’impegno sociale del terzetto Jovanotti, Piero Pelù, Ligabue; una metafora calcistica di quest’ultimo che celebra la vita da mediano; un toccante inno all’amicizia del cantautore palermitano Pippo Pollina, e la canzone con il titolo migliore “L’amore con l’amore si paga” cantata da Fiorella Mannoia.

E mentre il mondo si prepara al passaggio da un millennio ad un altro, Adriano Celentano va oltre cantando l’arcobaleno, tradizionale ponte tra terra e cielo. La musica è di Gianni Bella e il testo è di….Mogol-Battisti (?). Il grande Lucio è scomparso lo scorso anno, ma il suo amico racconta che è stato lui a dettargli queste parole, attraverso una medium. Celentano si immerge nel mistero con rara sensibilità e con un atteggiamento che definirei “religioso”.


Il mio nome è Mai Più – Ligabue, Jovanotti, Piero Pelù

Vita da mediano – Ligabue recensione

L’amore con l’amore si paga – Fiorella Mannoia

Due di due – Pippo Pollina

L’arcobaleno – Adriano Celentano


Scar Tissue – Red Hot Chili Peppers recensione

Olsen Olsen – Sigur Ros

Out of control – The Chemical Brothers

My name is – Eminem

Learn to fly – Foo Fighters

River of orchids – XTC recensione

I think I need a new heart – Magnetic Fields recensione

Hold on – Tom Waits

Corazón espinado – Santana ft Maná

Krishna Blue – David Sylvian

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