Le canzoni del 1987

La New Wave è ormai diventata una semplice “wave”, con punti di riferimento consolidati e gruppi di giovani promettenti evoluti in star assolute.

Siamo in piena “epoca U2” e il gruppo irlandese dopo la cura Brian Eno ha iniziato la fase migliore della carriera, che continuerà fino agli anni Novanta. “The Joshua Tree” è un viaggio nelle radici della musica pop-rock, negli spazi immensi dell’America più profonda, dove “le strade non hanno nome” perché sei tu a doverglielo dare, pioniere armato di energia giovanile, amore per la musica, e soprattutto libertà.

Gli U2 hanno il merito di rivitalizzare un rock appesantito dal manierismo e dalla ricerca del facile successo, sottoponendolo a una trasfusione di sangue fresco, ricco di ossigeno.

È lo “spirito celtico” che si diffonde nel mondo grazie a un florido ambiente musicale, dove emergono gli energici Pogues, i poetici Waterboys (ne parleremo l’anno prossimo) la meteora scozzese Deacon Blue che esplode con un disco bellissimo “Raintown”, i molti interpreti della tradizione folk e infine il “grande vecchio” Van Morrison, ormai specializzato in ballate struggenti come “Someone like you”.

Anche gli Smiths hanno origini irlandesi, ma il loro stile è molto diverso, e per alcuni ormai saturo: all’accusa di essere diventati “old wave”, di essere ripetitivi, loro rispondono polemicamente con “Stop me if you think you’ve heard this one before”, ma effettivamente la loro parabola artistica è alla fine.

Chi invece è arrivato al top è il folletto Prince, che pubblica con “Sign o’ the times” la summa del suo genio musicale, capace di armonizzare generi diversi. Il suo e quello degli U2 sono indubbiamente gli album dell’anno.

Nel frattempo sempre negli Usa inizia la stagione dei R.E.M. che durerà almeno un decennio all’insegna di intense ballate rock.

Gli anni Ottanta hanno raggiunto il loro apice qualitativo, frutto di un lavoro di sintesi, elaborazione, e riproposizione del patrimonio musicale dei decenni precedenti. Lo testimoniano autori di grande raffinatezza come Sting e David Sylvian (autore di atmosfere e suggestioni), così come un jazzista (Pat Metheny) che incrocia i territori del rock con una chitarra dal suono inconfondibile.

Anche in Italia ci si allinea alle tendenze internazionali, e in questo ambito si va affermando Zucchero, elaboratore nostrano delle radici blues e soul.


Max – Paolo Conte

Bella d’estate – Mango

Senza una donna – Zucchero

Farfallina – Luca Carboni

Gente di mare – Umberto Tozzi & Raf


Where the streets have no name – U2

Fairytale of New York – The Pogues recensione

Someone like you – Van Morrison recensione

It’s the end of the world as we know it (and I feel fine) – R.E.M.

Stop me if you think you’ve heard this one before – The Smiths

Loaded – Deacon blue recensione

Sign o’ the Times – Prince recensione

Englishman in New York – Sting recensione

Let the happiness in – David Sylvian recensione

Last train home – Pat Metheny recensione

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