Alla tradizione melodica, prevalentemente napoletana, si aggiunge quest’anno l’elaborazione swing del Quartetto Cetra, che negli anni continuerà a farsi apprezzare per eleganza e bravura. Un genere di importazione, senz’altro, ma con una componente personale fatta di umorismo e garbo. A risentirli adesso, suscitano tenerezza e ammirazione.
Nel mondo la nazione guida sono gli Usa – non solo nella musica – ma alcune tradizioni mantengono il loro spazio. Mi riferisco alla Francia, con il suo stile esistenzialista, dal grande charme intriso di malinconia. Se all’esterno, ad esempio in politica, i francesi ostentano ancora il culto della grandeur, nelle canzoni prediligono i toni sommessi e le luci soffuse, in una ricerca di intimità che ha più il sapore dell’autenticità.
Diverso è l’impatto del Sudamerica, che sconvolge le nostre sale da ballo con ritmi irresistibili, che diventano popolarissimi. Questo è l’anno del pezzo migliore di Perez Prado, uno dei protagonisti di questa grande stagione di musica latinoamericana.
Compare infine uno dei primi tormentoni della musica pop: quel “Wimoweh” che unisce al country un canto jodel che ricorda i cori alpini, e che verrà perfezionato quasi dieci anni dopo dai Tokens con “The lion sleep tonight”.
Anema e core – Roberto Murolo
Serenata a Mergellina – Sergio Bruni
Vecchia America – Quartetto Cetra
Non ti ricordi – Antonio Vasquez
Mambo n° 5 – Pérez Prado recensione
It takes two to Tango – Louis Armstrong
High Noon – Frankie Laine
A Paris – Yves Montand
C’est si bon – Yves Montand
Lawdy Miss Clawdy – Lloyd Price
You belong to me – Jo Stafford
Hound dog – Big Mama Thornton
Wimoweh – The Weavers
Jambalaya – Hank Williams