Le canzoni del 1984

È iniziata ufficialmente l’“era U2”. Con l’album “The unforgettable fire” il quartetto irlandese infiamma il mondo, aggiungendo al rock un ulteriore dose di passione e di speranza. Sì, perché di fronte alla tendenza a un ripiegamento dell’uomo-musicista su se stesso (l’esempio più brillante sono gli Smiths) gli U2 allargano l’orizzonte con messaggi universali che puntano ad una unità dei cuori, a una condivisione di sentimenti, a una ricerca di un significato alto dell’esistenza umana.

Dall’altra parte dell’oceano, Bruce Springsteen si muove sulla stessa lunghezza d’onda, partendo dalla realtà della società americana che lui ben conosce e della quale diventa un testimonial e un simbolo (è questo l’anno di “Born in the USA”).

L’America è un po’ il collante della cultura occidentale di questi anni, sia per chi la racconta nella sua realtà profonda (come Springsteen) sia per chi ne evoca la dimensione onirica e fascinosa, che inevitabilmente sfocia nel rimpianto. Sergio Leone costruisce un epopea americana con il suo stile contemplativo avvalendosi della sublime vena compositiva di Ennio Morricone, che qui merita un inserimento nella lista delle “canzoni”, insieme ad autori storici come De Andrè (in versione etnica con “Creuza de mä”), Paoli e Conte, e un autore emergente come Fabio Concato, che fa rima con “delicato”.

Sempre dal cinema accogliamo un’ammaliante sintesi occidente-oriente con la quale David Sylvian & Ryuichi Sakamoto scandagliano il fascino del proibito, dipinto a colori pastello: “Forbidden colours” è tratto dal film “Furyo”.

Il pop d’autore lascia il segno con Phil Collins e i Wham di George Michael, ai quali si aggiunge l’atmosfera raffinata di Everything but the Girl, che deve molto alla languida voce di Tracey Thorn. Alla stessa categoria di prodotti di classe fa parte il disco “Body and soul” di Joe Jackson, che mette insieme pop, jazz e ritmi latinoamericani.

Il piccolo grande uomo Prince mette da parte per una volta le sue radici funk per sparare una intensa ballata (“Purple rain”) che come la Settimana Enigmistica vanterà parecchi tentativi di imitazione.

Ma è ancora possibile comporre qualcosa di nuovo, in un settore così saturo di generi consolidati, artisti che hanno fatto scuola e loro replicanti? Gli Art of Noise ci provano con “Moments in love”, un brano che fa da pioniere di un nuovo filone di composizione musicale, che unisce creatività e ingegneria e si avvale dello strumento tecnico dei campionamenti, materiale musicale da assemblare e mixare a piacimento.

È la strada che porterà dopo qualche anno alla nascita della figura dell’autore-disc jockey.


Fiore di maggio – Fabio Concato

Gli impermeabili – Paolo Conte

Creuza de mä – Fabrizio De Andrè

Deborah’s theme (da ‘C’era una volta in America’) – Ennio Morricone

Una lunga storia d’amore – Gino Paoli


Moments in love – Art of Noise recensione

Forbidden colours – David Sylvian & Ryuichi Sakamoto recensione

You can’t get what you want (till you know what you want) – Joe Jackson recensione

Careless whisper – Wham!

Against all odds – Phil Collins

Please, please, please, let me get what I want – The Smiths

Each and every one – Everything but the Girl

Purple rain – Prince and the Revolution

Pride (in the name of Love) – U2

Dancing in the dark – Bruce Springsteen

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