Steely Dan, 1972
dall’album Can’t buy a thrill
Gli intellettuali del rock. Anzi, del jazz-rock, con venature soul, rhythm & blues, funk…
Insomma, il duo statunitense Donald Fagen e Walter Becker ha riscosso molto più successo dalla critica che dal pubblico perché ha scelto di percorrere sentieri ardui, quasi inesplorati; prendere cioè le sonorità jazz e impiantarle nel pop, mescolandole ai vari generi per arrivare a un suono nuovo, sofisticato.
In qualche modo, si tratta della ricerca della perfezione, perseguita ricorrendo ai più abili sessionmen e a una cura maniacale dei particolari.
Qui siamo agli inizi del loro percorso (il primo disco e il primo successo) l’immagine non è ancora glamour ma il suono merita attenzione: si parte dalle percussioni in stile sudamericano e poi prende il sopravvento un pianoforte che pulsa, quasi volesse aggregarsi alla sezione ritmica.
Melodia, ritornello cantato in coro e jam session finale si uniscono armonicamente in un prodotto raffinato.