Starman

David Bowie, 1972
dall’album The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Lo spazio, tra scienza e fantascienza, è uno dei temi portanti degli anni Settanta. Influisce molto l’impatto emotivo delle missioni sulla luna, con un sapore di conquista che si fonda con la ricerca interiore di un altrove, di nuovi mondi da conoscere, di nuove esperienze da sperimentare.

Tra gli artisti che meglio intercettano questo flusso culturale c’è un venticinquenne londinese, che si immedesima in Ziggy Stardust, un uomo che entra in contatto con forze di un’altra dimensione attraverso la sua radio, e scambiando i loro messaggi per rivelazioni spirituali assume sulla Terra un ruolo messianico.

Il personaggio può essere interpretato anche come metafora della rockstar, del talento avuto in dono e del fragile destino, in bilico tra il successo e la caduta. Starman è una ballata dalle varie linee melodiche, con un memorabile ritornello, dove si canta di un uomo delle stelle che aspetta in cielo, e vorrebbe venire ad incontrarci. Il linguaggio di Bowie è quello del fascino e del mistero.

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