Sixteen Tons

Tennessee Ernie Ford, 1955


È venuto il nostro momento: noi che non siamo capaci di suonare uno strumento possiamo partecipare felicemente all’esecuzione di questa canzone, schioccando con gusto le dita.

Lo schiocco detta il ritmo sinuoso, che dà a tutto il brano un tono piacevole e attraente.

Le sue origini vengono da un blues del 1946 di tale Merle Travis, che si ispira alle origini di questo genere musicale, cioè il lavoro manuale degli uomini dell’America profonda, con la sua ripetitività, durezza e sostanziale tristezza.

Il minatore di carbone esprime fin dall’inizio la dimensione antropologica in cui vive: “C’è gente che dice che l’uomo è fatto di fango / un poveruomo fatto di muscoli e sangue / Muscoli e sangue e pelle e ossa / Un cervello debole ed una schiena forte”.

Le sedici tonnellate sono quelle che si carica ogni giorno, il cui unico risultato è quello di far diventare più vecchi, senza la possibilità di alzare lo sguardo: “S. Pietro non mi chiamare perché non posso venire / Devo la mia anima allo spaccio aziendale”.

Miracolo della musica è quello di farci appassionare alla canzone, seguendo la voce baritonale di Tennessee Ernie Ford e schioccando allegramente le dita.

Testo

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