Songs from the wood

Jethro Tull, 1977
dall’album Songs from the wood


Un canto a cappella nella profondità del bosco.

Così inizia il brano, con un recondito richiamo al passato, o meglio alle origini, particolarmente care ai Jethro Tull che prendono il nome del pioniere della moderna agricoltura nel XVIII secolo.

Loro sono all’apice della carriera, e sembrano fare un riassunto delle puntate precedenti, per riproporre una simbiosi tra il tradizionale folk rock e quella musica di ricerca che venne chiamata “progressive”.

Il trillo di un campanello e l’attacco del celebre flauto di Ian Anderson introducono la musica, che cresce progressivamente in ritmo ed elettricità.

Ormai siamo nella quotidianità del rock, ma con quello spirito “progressive” di chi vuole dire qualcosa di nuovo, evitando ogni modalità stereotipata e stupendo l’ascoltatore con cambi di tono, ripartenze e accelerazioni, assoli strumentali.

A un certo punto ritorna il coro a cappella, che introduce il pensiero-chiave della canzone (e dell’intero album che ne porta il nome): “le canzoni del bosco ti fanno sentire molto meglio” cantano i Jethro Tull, con lo spirito convinto di chi ha vissuto questa esperienza.

Testo

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