Every time we say goodbye

Ella Fitzgerald, 1956 – Cole Porter 1944
dall’album Ella Fitzgerald sings the Cole Porter songbook


Che dire di Ella? L’orchestra introduce il suo ingresso in scena ed ecco che lei canta. Forse la cosa migliore è tacere, rimanere nell’incanto e lasciarsi portar via.

La canzone è stata composta in tempo di guerra da Cole Porter, ma mentre impazzavano gli scontri l’artista era altrove, con altri pensieri.

È alle prese con l’aspirazione più grande della persona umana; parla d’amore in termini assoluti, definitivi.

Il dolore si attiva… “every time we say goodbye”, e ogni momento di distacco dalla persona amata è una nuvola che oscura la limpidezza del cielo e introduce la tristezza.

Un sentimento forte che sfocia in un brano epocale, e che richiede un’interprete di eccezione.

Sì, perché in gioco c’è la felicità umana, qui attivata da un interruttore: “ci sei o non ci sei, amore mio?”.

Visione forse semplicistica ma che esprime chiaramente un’emozione nella quale è facile identificarsi, da una parte perché c’è Ella ad incantarci e dall’altra perché forse Cole Porter dice bene, quando nel testo si fa scappare “non c’è canzone d’amore più bella”.

Testo

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