Le canzoni del 1959

Dalla prospettiva del tempo ormai trascorso, siamo arrivati alla vigilia dei “mitici anni Sessanta” e nell’aria si avvertono le avvisaglie, anche in Italia.

Due ragazzi lombardi, Mina e Celentano, irrompono sulla scena con una carica tutta nuova, e un modo diverso di cantare. I media non trovarono di meglio della definizione di “urlatori” ma non era soltanto una questione di volume. È che invece di cantare una linea melodica su una base musicale, secondo la prassi tradizionale, il nuovo stile seguiva il ritmo incalzante, accentuando quindi l’effetto dinamico del rock. Un esempio è quello della trasformazione del brano “Nessuno” affidato a Mina rispetto alla versione sanremese di Betty Curtis.

Altro elemento di novità era determinato dalla personalità degli interpreti, che portò a un processo di personalizzazione che avrebbe spostato negli anni il baricentro dalla canzone al cantante. Se prima il primato assoluto era dei brani, eseguiti da interpreti vari, successivamente la centralità sarebbe passata agli interpreti, ancor più se essi erano anche gli autori.

Questo processo si sviluppò negli anni Sessanta e trovò la sua esplosione negli anni Settanta, con il fenomeno dei cantautori.

A livello internazionale è un anno di transizione per il rock’n’roll, ma in generale è significativo per il contributo delle diverse anime musicali: quella melodica con Paul Anka, Platters, Frankie Avalon, Neil Sedaka, il Rhythm and blues di Barrett Strong e soprattutto Ray Charles – che con “What I’d say” realizza una sorta di jam session che sprigiona passionalità – il jazz ormai giunto alla maturità.

E se Dave Brubeck lascia ai posteri l’ennesimo standard con “Take 5”, Miles Davis raggiunge un vertice assoluto realizzando l’Album Jazz per antonomasia: “Kind of blue”.

Dopo un omaggio alla grande Edith Piaf, che ha elevato l’erre moscia a forma d’arte, arriviamo al brano che scelgo come cerniera tra i due decenni: “Shout!” carico di una energia dirompente, come un fiume in piena che travolge e trascina in una danza irrefrenabile. Ecco: l’idea di “andare senza freni” è l’eredità che il brano sembra lasciare agli anni che verranno, quando questa idea verrà seguita fino alle ultime conseguenze in una lunga stagione di creatività.

Buffo è che questo messaggio sovversivo venga lanciato con un dress code convenzionale, da cantanti in giacca e cravatta.


Il tuo bacio è come un rock – Adriano Celentano

Arrivederci – Marino Barreto jr

Guarda che luna – Fred Buscaglione

Marina – Rocco Granata

Nessuno – Mina


What I’d say – Ray Charles recensione

Put your head on my shoulder – Paul Anka

Venus – Frankie Avalon

Take 5 – Dave Brubeck

Shout! – The Isley Brothers recensione

Smoke gets in your eyes – The Platters

Oh Carol ! – Neil Sedaka

Money (That’s what I want) – Barrett Strong

Milord – Edith Piaf

So what – Miles Davis recensione

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