Tom Waits, 1976
dall’album Small change
Un pianoforte e la propria arte. Null’altro serve a Tom Waits per comporre un pezzo che è rimasto nella storia.
In questa occasione lui si è messo un po’ a fare cabaret, rappresentando la simbiosi tra il suo status e quello di un pianoforte che si è ubriacato.
“Not me!” canta Waits, per sostenere che l’unico ubriacone è il piano, ma lo fa con una voce sfatta che non lascia dubbi, suscitando l’ilarità del pubblico.
Vista la situazione, le frasi non possono che essere sconnesse, e lo sentiamo così affermare che “la mia cravatta si è addormentata” e “il tappeto ha bisogno di un taglio di capelli”.
L’atmosfera è deliziosa, sia per la dolcezza della melodia che per il mondo perso raccontato da Waits.
Come tutte le sue produzioni, l’ideale sarebbe ascoltarlo dal vivo, in un piccolo ambiente con scarsa illuminazione, per concentrarsi maggiormente sulla magia della musica, imitando il protagonista nel sistemare una bottiglia a portata di mano.