Le canzoni del 2015

Ascoltare Bob Dylan nel 2015 non è soltanto un’operazione-revival, per chi conserva i vecchi vinili, ma una celebrazione di un monumento vivente: il nostro eroe festeggia i 52 anni di carriera con un album che in Inghilterra arriva al primo posto e la canzone “Stay with me” risveglia pensieri nostalgici sia per chi la canta sia per i suoi toni struggenti; il titolo sembra poi sigillare il rapporto con il suo pubblico, in una richiesta di vicinanza che è reciproca.

Tra i numerosi cantastorie che hanno seguito negli anni il maestro Bob, Father John Misty è uno degli ultimi arrivati: ha il nome e l’aspetto di un predicatore ispirato e “Chateau Lobby #4” testimonia che il filone delle ballate romantiche è sempre fecondo, specialmente negli Usa.

Atmosfere più dilatate vengono dal duo chiamato The Black Keys, che con “Weight of love” dispiegano chitarre sognanti che invitano al viaggio, alla scoperta di un altrove, chissà dove.

Il primato tra gli autori Usa va però a Sufjan Stevens, che riesce sempre a tirar fuori cose grandi dalle minuzie della quotidianità, fatta di relazioni, ferite e slanci di speranza. Ascoltare “Should have known better” per capire ciò che goffamente cercavo di dire.

Altro big, ma in un filone totalmente diverso, è Kendrick Lamar, che arriva alla sua completa maturazione artistica con l’album “To pimp a butterfly”. È la musica di strada, della comunità dei neri, che ti sbatte in faccia le proprie tensioni con una comunicazione diretta, tutta ritmo, che in natura è una delle strade più veloci per coinvolgere e aggregare una comunità.

Per un pubblico più vasto ci sono le hit da classifica, e “Sugar” dei Maroon 5 è il classico brano che mette d’accordo tutti, così come è impossibile non apprezzare il talento vocale di Adele che sprigiona dalla telefonata musicale di “Hello”.

Il rock è ancora presente nei dischi dei Muse, che in “Dead inside” ricordano sonorità anni Ottanta: ancora più retro appare “Queen of peace” di Florence + the Machine, una sorta di new wave 2.0, rivitalizzata nel nuovo secolo.

Un po’ di aria nuova per la musica arriva da un autore anglo-francese, Benjamin Clementine, che incanta con l’intensità dell’interpretazione e con l’atmosfera confidenziale, adatta agli spazi stretti di un club o di un piccolo teatro. “Condolence” richiede un ascolto attento, che viene ampiamente ripagato.

Gli stessi locali di Clementine sono quelli in cui si esprime il canto jazz di Mario Biondi, che non ha precedenti in Italia. Nella norma invece le proposte di Jovanotti (che appare in declino rispetto ai suoi pezzi migliori), Max Gazzè e Calcutta, pseudonimo di Edoardo D’Erme, il più giovane del gruppo che si inserisce a modo suo nella tradizione melodica italiana.

Per le classifiche c’è “Roma-Bangkok” di Baby K e Giusy Ferreri, che vende mezzo milione di copie guadagnando un disco di diamante.


Roma-Bangkok – Baby K e Giusy Ferreri

Gli immortali – Jovanotti

La vita com’è – Max Gazzè

Gaetano – Calcutta

All I want is you – Mario Biondi


Sugar – Maroon 5

Dead inside – Muse

Chateau Lobby #4 – Father John Misty

Condolence – Benjamin Clementine recensione

Hello – Adele

Stay with me – Bob Dylan

Should have known better – Sufjan Stevens recensione

Queen of peace – Florence + the Machine

King Kunta – Kendrick Lamar recensione

Weight of love – The Black Keys

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