In un panorama musicale molto frastagliato sono ormai un ricordo i grandi gruppi dominatori della scena e capiscuola per le giovani formazioni.
Un’eccezione è rappresentata dai Radiohead, che con l’età matura hanno affinato le loro arti ipnotiche. “In Rainbows” è un’ altra pietra miliare nella storia del rock e “House of cards” e (soprattutto) “Weird fishes” rappresentano un nuovo capitolo del percorso di ricerca sonora del gruppo britannico.
Se i Radiohead hanno fatto una forma d’arte nell’uso dei campionamenti, i Burial calcano un po’ la mano con sonorità glaciali che esprimono un post-umanesimo dominato dalle macchine e dalla tecnologia.
Esperti del settore sono i Throbbing Gristle, che trent’anni prima avevano lanciato l’industrial music fondendo ciò che era rigorosamente separato (la musica e il rumore); adesso si ritrovano in un’altra epoca, con molte industrie chiuse, e rinnovano il loro repertorio con un loft musicale destrutturato dalle percussioni e pervaso da un nichilismo ambientale: è questa l’atmosfera di “After the fall”.
Dall’altra parte dell’oceano emerge il rock energico dei Linkin Park con “What I’ve done”, presa di coscienza delle responsabilità umane riguardo alle sorti del pianeta; poi c’è il dinamismo travolgente degli Arcade Fire con “Keep the car running” mentre Ryan Bingham ci riporta al mondo dei cowboy: “Southside of Heaven” è un invito a sellare un cavallo e a inoltrarsi in una pianura qualunque negli immensi spazi dell’America.
C’è spazio anche per l’introspezione: in ambiente metropolitano con i National e nel gelo dell’inverno con Bon Iver, nome di copertura per il delicato talento di Justin Vernon, cantautore fai-da-te che quest’anno spopola con “For Emma”.
Nel frattempo emerge un nuovo talento, che si candida a entrare nel club delle popstar. Il libano-inglese Mika conquista il pubblico con “Grace Kelly” e inizia una carriera che lo porterà spesso nel nostro paese.
Qui abbiamo un’annata all’insegna del rock: quello riempi-stadi di Vasco Rossi e Ligabue, quello di nuova generazione dei Negramaro, del peperino Irene Grandi, e infine quello provocatorio del Teatro degli Orrori, che riesuma la rabbia punk ma con un supporto musicale di qualità sul quale prorompe la “recitazione cantata” di Pierpaolo Capovilla, sempre arrabbiatissimo.
Parlami d’amore – Negramaro
La compagnia – Vasco Rossi
Bruci la città – Irene Grandi
Carrarmatorock – Teatro degli orrori
Niente paura – Ligabue
House of cards – Radiohead
Weird fishes (Arpeggi) – Radiohead recensione
Archangel – Burial
Keep the car running – Arcade Fire
Grace Kelly – Mika
Southside of Heaven – Ryan Bingham recensione
Green gloves – The National
What I’ve done – Linkin Park
For Emma – Bon Iver
After the fall – Throbbing Gristle