Le canzoni del 1997

L’Italia è rock, almeno quest’anno. I campioni vecchi (Litfiba) e nuovi (CSI) trasmettono con modalità diverse un flusso di “artistica adrenalina” che dopo oltre vent’anni non ha perso la sua carica di energia. Li accompagna l’aspirante big Ligabue, anche se con un brano soft: “Piccola stella senza cielo”.

Intanto il mondo saluta l’inizio ufficiale dell’era Radiohead, nella quale il gruppo inglese ha rappresentato l’avanguardia di una ricerca musicale proiettata verso nuove sonorità e forme di espressione. Un percorso che inizia con l’album “Ok computer”, qui presente con due citazioni, che non a caso viene considerato da molti una pietra miliare nella storia del rock.

Scendendo al piano di sotto, il pop inglese sfoggia i Blur, che sembrano prevalere sui rivali Oasis (inizia proprio quest’anno il loro lento declino) e la sfolgorante meteora dei Verve, che pubblicano il disco della vita (“Urban Hymns”) con la super-hit “Bitter Sweet Symphony”.

Sono inglesi anche gli US3 che mescolano con arte il rap, il jazz e il funk: ascoltare “Come on everybody” e rimanere fermi senza muovere un muscolo è una prova da sport estremo. Anche il progetto Daft Punk è costruito per ballare, ma con l’aggiunta dell’inquietante immagine da “postumanesimo” del duo francese, camuffati in automi che sembrano guidati da un software. La risposta dance a “Ok Computer”?

E quella dei Chemical Brothers è la risposta techno? I rumori della produzione industriale e della vita metropolitana si fanno suoni attraverso l’elettronica e approdano alla musica soprattutto attraverso il canale a loro più consono, che è quello della ritmica. Per trovare idee più creative occorre spostarsi oltre oceano, dove il gruppo Yo la tengo si fa apprezzare da un pubblico ristretto ma competente, mentre i critici-archivisti collocano brani come “Autumn sweater” nella casella del rock alternativo.

I rapporti tra cinema e musica sono stretti ormai da tempo e l’uno traina l’altra attraverso l’eco mediatico e la conseguente generazione di mode. Così abbiamo il successo mondiale di “My heart will go on”, con Celine Dion che suggella con tonalità celtiche il drammone del Titanic, mentre un film documentario di Wim Wenders e la sapiente produzione musicale di Ry Cooder accendono i riflettori sulla tradizione musicale cubana.

Il risultato è propompente, e tutto il mondo verrà invaso dalle coinvolgenti sonorità caraibiche, introdotte proprio da questo progetto denominato Buena Vista Social Club. “Chan Chan” è il brano di apertura dell’album e l’emblema di questo periodo in cui fummo tutti un po’ cubani.


Bella – Jovanotti

Regina di cuori – Litfiba

Forma e sostanza – Consorzio Suonatori Indipendenti

Piccola stella senza cielo – Ligabue

Giudizi universali – Samuele Bersani


Paranoid Android – Radiohead recensione

Karma Police – Radiohead

Bitter Sweet Symphony – Verve recensione

Song 2 – Blur

Elektrobank – Chemical Brothers

Around the world – Daft Punk

Autumn sweater – Yo la tengo

My heart will go on – Celine Dion

Come on everybody (get down) – US3 recensione

Chan Chan – Buena Vista Social Club

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