Le canzoni del 1992

Un anno senza picchi ma con un buon livello medio, garantito da un mix di nuovi e vecchi protagonisti della scena musicale.

C’è chi è sulla breccia da molto tempo, e ancora riesce a rinnovarsi, a lasciare un segno di qualità. Dopo un decennio dalla dolorosa separazione dai Pink Floyd, Roger Waters con l’album “Amused to death” sancisce il suo primato sui vecchi compagni che ancora insistono ad usare il “sacro marchio”.

Da più tempo e più serenamente Peter Gabriel ha abbandonato i Genesis ma sembra ancora legato… alla Genesi. “Blood of Eden” parla di Adamo ed Eva e del rapporto uomo-donna, musicalmente rappresentato al meglio con il duetto con Sinéad O’Connor.

Un altro monumento con qualche decennio di carriera alle spalle, Neil Young, prosegue in modo lineare la sua strada senza alcuna necessità di staccarsi dal passato, e “Harvest moon” è una perla che rivela grande maturità.

L’America è un grande paese e tante sono le strade del rock: i R.E.M proseguono a collezionare dischi d’oro e di platino con le loro ballate fluide. “Man on the moon” è una di quelle riuscite meglio. Sempre dagli Usa gli esordienti Rage against the Machine si aggiungono al filone del rock duro e “Killing in the name” è il loro primo successo che a dire il vero non aggiunge molto alla tradizione dei grandi rocker.

C’è poi chi fa tradizionalmente da innovatore, e l’album “Nerve net” di Brian Eno è una fucina di idee musicali, dalle quali traggo la spumeggiante “Ali Click”. Sul piano della creatività gli XTC continuano anche nel nuovo decennio a rappresentare la crema del pop inglese: “Wrapped in grey” è uno dei pezzi migliori dell’album “Nonsuch”. Il filone al quale gli XTC si possono inserire è nientemeno quello di Beatles e Beach Boys.

Anche la Scozia lascia un segno quest’anno, con The Jesus and Mary Chain e la regale Annie Lennox, che con la carriera solista ha acquisito ulteriore spessore artistico.

Grazie a Khaled fa il suo ingresso nel mondo mediatico la musica Raï, che dall’Algeria si allarga a tutto il Mediterraneo e anche oltre; la canzone “Didi” viene scelta da Nanni Moretti per un suo film.

In Italia c’è un Ivano Fossati in stato di grazia, mentre lentamente sta crescendo il giovanotto Jovanotti, ancora però confinato nel genere rap. Per Zucchero invece il periodo di gavetta è terminato e adesso può raccogliere con gli interessi i frutti di una lunga fatica grazie anche alla sua abilità (o faccia tosta?) nel promuovere duetti con grandi, a volte grandissimi, interpreti. In “Miserere” il suo compagno di avventura è un tale chiamato Luciano Pavarotti.


Non m’annoio – Jovanotti

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – 883

Miserere – Zucchero

Il cielo d’Irlanda – Fiorella Mannoia

Mio fratello che guardi il mondo – Ivano Fossati


Blood of Eden – Peter Gabriel recensione

Killing in the name – Rage against the Machine

Man on the moon – R.E.M. recensione

Almost gold – The Jesus and Mary Chain

Why – Annie Lennox recensione

It’s a miracle – Roger Waters recensione

Wrapped in grey – XTC

Harvest moon – Neil Young recensione

Didi – Khaled recensione

Ali click – Brian Eno

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