Stranger in paradise

Tony Bennett, 1953


Le canzoni si impongono attraverso le classifiche e indicano così i gusti del pubblico in quel determinato momento, condizionato dalle mode, dagli stili e da eventi recenti.

Con il passare del tempo, anche di qualche decennio, ecco consolidarsi un elenco molto ristretto di cd. “canzoni immortali”, che vengono apprezzate da generazioni diverse, in contesti ormai cambiati e con l’azzeramento quindi dell’effetto-moda.

Difficile spiegare cosa rende una canzone “immortale”: non è il momento per un trattato musicale-sociale-filosofico ma prendiamo atto che a distanza di oltre mezzo secolo “Stranger in Paradise” lascia il segno, con vari interpreti che riprendono l’originale di Tony Bennett.

La sua è una delle performance di crooner, dal sapore indelebile, prossimo alla perfezione, ancora capace di spingere l’ascoltatore a un silenzio interiore, per accogliere questo brano.

Ancor oggi continua a destare interesse per uno straniero in paradiso, che invoca la “risposta a questo credente” e “aprendo le braccia d’angelo” non si presenta più come figura di straniero.

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