In memory of Elizabeth Reed

Allman Brothers Band, 1970
dall’album Idlewild South


Non è facile, a mezzo secolo di distanza, rivivere un’atmosfera magica e immergersi in qualche modo nelle emozioni collettive di una serata del 1971 che è rimasta indimenticabile per gli spettatori di Fillmore East, teatro di New York.

Le cronache parlano di uno dei concerti più leggendari della storia, con un gruppo in gran forma che proveniva dalla Florida e che mescolava il loro southern rock con il blues e, almeno in questo brano, con il jazz.

È un tipo di musica che si coglie in pieno nelle performance dal vivo, dove il flusso di note scorre nella libertà più assoluta, esaltata dal talento dei musicisti.

Si capisce facilmente perché Duane Allman era considerato all’epoca uno dei più grandi chitarristi. Questa musica esperienziale fu un’esperienza tipica degli anni Settanta, dove il tempo delle canzoni si dilatò senza più limiti.

Chissà qual è l’effetto adesso negli ascoltatori, quando siamo meno abituati a immergerci nella musica senza distrazioni, e così a lungo. C’è ancora posto per la Allman Brothers Band?

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