One Bourbon, one Scotch, one Beer

Amos Milburn, 1953
John Lee Hooker, 1966


Un uomo è seduto al bar da tempo. Lo sguardo perso nel bicchiere, ogni tanto si alza per un’occhiata all’orologio.

Si capisce che in quel bicchiere (a dire il vero adesso sul tavolo se ne è aggiunto un altro) c’è la fuga dai problemi, il tentativo di cancellare dalla testa il pensiero della ragazza che non c’è più, che se ne è andata.

Una scena molto cinematografica, che sarà apparsa in chissà quanti film; e adesso c’è il dialogo, con il cameriere che si avvicina e chiede “Cosa vuoi, Johnny?”. “One Bourbon, one Scotch, one Beer” è la risposta che fa partire un blues dal ritmo incalzante.

L’impressione è che queste parole riaccendano un cervello che era in stand by, e forse c’è la possibilità di ripartire aggrappandosi a un piacere della vita.

Il brano è stato composto negli anni Cinquanta, e un decennio dopo John Lee Hooker lo reinterpreta con il suo stile vibrante, molto vitale e comunicativo, spesso incline al parlato (Talking Blues).

Non è un caso che la sua musica sia stata utilizzata molte volte dal cinema, e che anche lui abbia ricevuto un omaggio con la presenza in The Blues Brothers.

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