Turn! Turn! Turn!

Pete Seeger 1959
Byrds 1965


Chissà cosa avrebbe pensato quell’ebreo, autore 24 secoli prima del Qoelet, a sentire la sua opera cantata da un gruppo folk-rock.

Quelle parole hanno valore eterno, e Pete Seeger le ripropone negli anni Cinquanta, mentre i Byrds le ribadiscono qualche anno dopo: “C’è una stagione/ E un tempo per ogni scopo, sotto il Cielo / Un tempo per nascere / un tempo per morire…”

Sono parole che evidentemente interpellano gli uomini di ogni epoca, e “modernità” diventa a questo punto una parola inappropriata, fuori contesto.

Siamo negli anni pre-rivoluzionari, dove si respira l’aria di cambiamento, e colpisce che proprio in questo contesto si utilizzino parole così antiche, come se nell’elencazione del tempo che passa sia necessario l’appoggio su princípi che non passano.

I Byrds rappresentano uno snodo importante nell’evoluzione della musica pop, perché partono dalla tradizione folk e country e vi immettono energia, elettricità. Così danno nerbo alla canzone originaria di Seeger, perché è ormai giunto “il tempo del ritmo, e della chitarra elettrica”.

L’apporto innovativo sta proprio nell’intercalare “Turn! Turn! Turn!”, sovrapposto alle parole del Qoelet per rappresentare l’invito a cambiare atteggiamento, a cambiare vita.

Invito rivolto a chi? Il senso della canzone, in sintonia con lo spirito dei tempi, fa pensare ad un appello rivolto al mondo occidentale: le paroli finali (“Un tempo di amore / un tempo di odio / Un tempo per la pace, vi assicuro non è troppo tardi”) aggiunte da Seeger, rivelano l’indirizzo pacifista della canzone, che dà voce a una profonda richiesta che in quell’epoca si stava diffondendo nel cuore di molti.

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