Carry on

Crosby Stills Nash & Young, 1970
dall’album Deja vu


Anche prima ciascuno di loro era un grande, e dopo lo diventerà ancora di più. Ma la sigla CSN&Y rimane nella storia del rock come marchio di qualità, imprescindibile logo che indica la presenza di un Supergruppo.

Il successo della loro unione deriva dalla capacità di relazione, grazie alla quale ogni individualità si compenetra alle altre senza volersi imporre.

La matrice comune è il folk, suonato con le tradizionali chitarre acustiche ma con l’innesto delle sonorità elettriche. Questi due approcci erano rimasti distinti nella loro esibizione dell’anno prima a Woodstock, che venne divisa in due tempi; in questa canzone trovano invece la loro fusione sublime: l’attacco è acustico, ma dopo la strofa cantata in coro subentra la chitarra elettrica che dà un’impronta rock.

La vera novità arriva dopo un paio di minuti con un innesto psichedelico che sembra spiegare il senso del “carry on” (andiamo avanti) che dà il titolo alla canzone.

Si coglie il clima euforico di quegli anni totalmente aperti al nuovo, in una diffusa convinzione che nessun limite avrebbe intralciato quella travolgente rivoluzione musicale.

E se con il cinismo dei nostri tempi quel titolo può risultare un po’ ingenuo, “Carry on” rappresentò all’epoca uno slogan credibile, soprattutto perché griffato CSN&Y.

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