Jon Hassell, 1980
dall’album Fourth World vol. 1 Possible Musics
Il suono della natura lo abbiamo già nella nostra testa, in quell’area che lega inconscio a memoria.
Volendoci affidare a un prodotto discografico, la prima cosa che viene in mente è un documentario scientifico, analitico e descrittivo.
Il trombettista Jon Hassell ci spiazza con questo disco innovativo, lanciandosi nell’ambizioso progetto di fare musica “che nessuno è in grado di concepire” (sono parole sue), al di fuori dei generi tradizionali.
Si sceglie il partner ideale, lo stregone Brian Eno, per elaborare questa musica del Quarto Mondo, che va oltre alle distinzioni socio-politiche e ancor più geografiche.
Il contesto è quella della natura che ci circonda, anzi nella quale siamo immersi, e il suono della tromba rimanda al vento, o a uno sciame di insetti, insomma a un elemento volatile e mutevole che reca nel mondo innovazione e cambiamento.
Le percussioni mantengono il contatto con la terra, con l’essere umano che percuote le pelli ed emette un suono arcaico, mezzo di comunicazione in una comunità tribale (la parola benzélé ha collegamenti con la musica dei pigmei).
Questo Quarto Mondo citato nel titolo dell’album è forse un mondo al di là della storia e degli eventi? E nella musica che ascoltiamo c’è qualcosa di astratto oppure di molto concreto?
L’astrazione sembra una caratteristica del brano, ma c’è un’altra interpretazione: che in realtà si tratti di una realtà così dilatata da sembrare astratta. A sostegno di questa seconda ipotesi, il brano procede con la ripetitività tipica della natura, ma sul finale c’è un cambiamento.
L’azione del vento-tromba ha determinato una novità nel quadro iniziale, dove irrompe l’acqua. Il suono della natura racconta di una pioggia, dal suono soffuso per l’impatto sulle piante, e il gocciolio è quello dell’acqua che penetra sul terreno, per portare la vita.
La simbiosi musica-natura ha raggiunto la perfezione.
CANZONI 