Sarà quel che sarà – 1983

Tiziana Rivale

Presentatore: Andrea Giordana con Isabel Russinova, Anna Pettinelli, Emanuela Falcetti
Direzione artistica: Gianni Ravera

Con il passare degli anni, è normale che si faccia un bilancio storico di un fenomeno musicale e mediatico come il festival di Sanremo, e che vengano stilati riassunti e classifiche delle cose migliori emerse negli anni.

Ebbene, nelle varie liste delle canzoni sanremesi di maggiore qualità ce ne sono sempre due dell’edizione 1983: “Vacanze romane” dei Matia Bazar e “Vita spericolata” di Vasco Rossi. Da una parte l’eleganza vintage del gruppo ligure con la splendida voce di Antonella Ruggiero, dall’altra il manifesto del Vasco-pensiero, con il quale il rocker di provincia proietta il suo cuore verso un mondo di sogni che si materializza nel Roxy Bar.

Quale delle due prevalse? Nessuna, anzi, entrambe le canzoni furono escluse dal podio, occupato nell’ordine da Tiziana Rivale, Donatella Milani e Dori Ghezzi. Vasco Rossi si classificò venticinquesimo mentre i Matia Bazar ebbero la soddisfazione del Premio della critica, che come l’anno precedente riuscì a controbilanciare parzialmente il discutibile verdetto della giuria.

Perché, in realtà, nella storia rimane il successo di una canzone insignificante di Tiziana Rivale, cantante di seconda-terza fascia che da esordiente trionfò su colleghi più affermati e su canzoni migliori. Misteri di Sanremo, che si infittiscono pensando che tra le prime tre non è riuscita ad arrivare neanche “L’italiano” di Toto Cotugno, canzone nazional-popolare (e quindi sanremese) per eccellenza.

Agli atti rimangono anche le cinque canzoni presentate da Zucchero, compresa quella che canta personalmente: la sua stella sta ormai sorgendo e brillerà per qualche decennio.

Il festival sta vivendo l’epoca del playback, tributo alla centralità dell’evento televisivo, che richiede standard tecnici elevati che non prevedono contrattempi. Sono pochi i cantanti che vi rinunciano, anche perché alcuni arrangiamenti raffinati (vedi i Matia Bazar) invitano ad andare sul sicuro. Certo, una competizione canora nella quale si fa finta di cantare è una contraddizione bella e buona.

Faccio un breve riferimento all’argomento “ospiti internazionali”, che normalmente tralascio per concentrarmi sul Festival vero e proprio, per ricordare che il 1983 è l’anno dell’irruzione di un big assoluto come Peter Gabriel, che fece scalpore sorvolando la platea truccato da scimmia e appeso a una liana. La canzone era ovviamente “Shock the monkey”.

Vacanze romane – Matia Bazar (Premio della Critica) recensione

Vita spericolata – Vasco Rossi

L’italiano – Toto Cotugno

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