Bobby Solo e Iva Zanicchi
Presentatore: Nuccio Costa con Gabriella Farinon
Direzione artistica: Ezio Radaelli
Il Festival è sotto pressione. Il clima di contestazione, il gusto di “andare contro” trovano il loro naturale bersaglio nelle istituzioni. E il Festival di Sanremo è ormai un’istituzione, nonché una vetrina ideale – con tutti gli italiani davanti al televisore – per fare rivendicazioni, proteste ed esibizioni varie. Dario Fo organizza un controfestival con tanto di pugni alzati, ma i giovani estremisti lo giudicano “borghese”.
In fin dei conti, canzoni e reazioni, applausi e proteste diventano sistema, a comporre quel format di successo che è giunto fin ad oggi con il nome di Festival di Sanremo.
Nell’anno di Woodstock da noi trionfa “Zingara”, ma non mi lancio in facile ironia, perché il brano non è male, con la sua base blues dall’andamento circolare e un’intensità ben interpretata da Bobby Solo e Iva Zanicchi. Il fatto è che altrove la musica è in pieno subbuglio e fa passi da gigante, mentre da noi si vive di luce riflessa.
L’eccezione che conferma la regola è Lucio Battisti, che proprio in questi anni inizia la sua parabola di autore in coppia con Mogol. “Un’avventura” che a Sanremo dura un solo anno e conduce a un nono posto; le soddisfazioni per Lucio arriveranno altrove. Il discorso vale ancor di più per il grande Stevie Wonder, che qui fa la figura della comparsa classificandosi al penultimo posto in coppia con Gabriella Ferri.
Dopo l’exploit di Gigliola Cinquetti nel 1964 si è aperta la strada per ragazze che puntano in alto pur “non avendo l’età”, e Nada arriva quinta con una canzone “Ma che freddo fa” che mette in luce la sua voce cavernosa e inaugura una stagione di successi: la vittoria a Sanremo arriverà due anni dopo, come regalo per il suo diciottesimo compleanno.
Un’avventura – Lucio Battisti e Wilson Pickett
Ma che freddo fa – Nada e The Rokes
CANZONI 