Mother

Pink Floyd, 1979
dall’album The Wall
Scusate, care mamme, per questa canzone un po’ irriverente, proprio nel giorno della vostra festa.

Il ragazzaccio che l’ha scritta parla della sua personale esperienza, ma bisogna capire la situazione, e chi più di voi può farlo?

Il marito della signora, quindi il papà di Roger (si chiama così quel ragazzaccio) era un pilota di caccia e morì durante la battaglia di Anzio, nel ‘44.

Per il bambino fu destabilizzante crescere senza un padre e a distanza di decenni ne scrisse anche un intero disco (The final cut), mentre la donna riversò su di lui tutta la sua ansia e il suo istinto protettivo.

È quello che le rimprovera il figlio in questa canzone, che fa parte di un disco dedicato al muro (The Wall) che pian piano egli ha visto crescere tra sé e gli altri: il muro dell’incomunicabilità. L’iperprotezione della madre avrebbe impedito al figlio di spiccare il volo.

Questo ragazzaccio è inglese (un italiano forse non avrebbe detto queste cose) ed è ormai una rockstar, ma riversa comunque sulla madre tutte le sue ansie infantili (“Madre, pensi che lanceranno la bomba? Che gradiranno la canzone? Sarò mai presidente?”).

Perché la madre è colei che accoglie le nostre fragilità, in qualunque stagione della vita.

Per questo mi auguro, care mamme, che possiate gradire questo omaggio nel giorno a voi dedicato.

Testo

 

 

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