Roma capoccia

Antonello Venditti, 1972
dall’album Theorius Campus (con Francesco De Gregori)
Il Natale di Roma (21 aprile) merita un discorso a parte, e una musica appropriata.

L’ha scritta un ragazzo quattordicenne, che la inciderà anni dopo, senza immaginare che sarebbe diventata una canzone simbolo della città, quasi un inno. E lui di inni avrà dimestichezza…

Il giovane Venditti disegna alcuni acquarelli alla Roesler con scene varie della città, ma ciò che fa la differenza è la passione che ci mette.

Chi canta è un innamorato, e questa è una canzone d’amore, un amore di contemplazione senza considerazioni socio-politiche che in questo frangente risulterebbero inopportune.

Perché Roma va amata per quello che è, nelle sue due nature (la maestà del Colosseo, la santità del Cupolone) che giustificano il titolo di Roma capoccia.

E ogni discorso, progetto, iniziativa riguardante la capitale d’Italia dovrebbero partire sempre e comunque da qui: da uno sguardo d’amore.

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