I will wait

Mumford & Sons, 2012
dall’album Babel
Dal suono sembrano americani, ma sono inglesi.

Usano chitarre e banjo ma non sono propriamente un gruppo folk, perché il folk nasce dalle radici e quelle non sono le loro radici.

Neanche possono essere assimilati a una boy-band costruita ad arte dalla casa discografica, perché non si può negare la loro autenticità.

La gioventù schizza fuori però da ogni nota della canzone: c’è energia, grinta, voglia di danzare, di fare gruppo.

Una cavalcata trascinante e impetuosa, non priva però di spirito riflessivo: il giovane Mumford dimostra maturità nella vicenda amorosa, per lei è disposto ad aspettare, a smorzare i bollenti spiriti nell’attesa che un nuovo sole spazzi via la polvere accumulatasi nel tempo.

Non si capisce bene chi siano questi Mumford & Sons, né dove siano diretti, però il loro slancio ispira simpatia.

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