Avenue

Nusrat Fateh Ali Khan, 1990
dall’album Mustt Mustt
Il nome risulterà a molti sconosciuto, ma lui è un mito per la sua gente, cioè il popolo pachistano. È il più famoso cantante di qawwali, musica religiosa del sufismo, dimensione mistica della cultura islamica. Una cosa seria, insomma, portata all’attenzione del pubblico occidentale dal progetto Real World di Peter Gabriel.

I musicisti e cantanti islamici si esibiscono di norma accovacciati a terra e si lanciano in una serie di assolo vocali che sembrano delle jam sessions ma in realtà sono sempre delle preghiere ad Allah.

In questo brano si uniscono le sensibilità orientale e occidentale, con il canto tipico qawwali e l’arrangiamento del canadese Michael Brook, con la splendida introduzione di percussioni e chitarra.

Se il famoso dialogo con il mondo islamico risulta un obiettivo più predicato che praticato, l’arte ha la libertà di manovra per arrivare prima di altri ambiti relazionali. E a tal proposito prendiamo nota – come insegnamento – dell’intima motivazione che ispirava questo voluminoso, splendido cantante: “Quando canto per Dio, mi sento in sintonia con Dio”.

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