John Wayne Gacy, Jr.

Sufjan Stevens, 2005
dall’album Illinois
Un ragazzo del Michigan che dedica un intero disco all’Illinois e ai suoi personaggi. Tra questi c’è anche un serial killer che uccise 33 persone, per lo più ragazzini, e fu poi giustiziato nel 1994.

L’approccio di Stevens ricorda quello della scrittrice Flannery O’Connor, che nel suo libro “La schiena di Parker” narrava di un “balordo” che imperversava nei villaggi dell’America profonda. C’è la stessa pietas per la tragedia delle vittime e per il dramma personale di un uomo in balia della sua mente malata e delle tante, troppe ferite passate (“suo padre era un alcolista, e sua madre stava a letto a piangere”). E d’altra parte, è assente qualsiasi ombra di giudizio, nella consapevolezza dell’autore di non essere migliore di John in nulla.

L’arrangiamento acustico, il canto sussurrato e la melodia struggente sottolineano il dramma umano e la partecipazione ad un dolore che lascia senza fiato.

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